FUORI DAL TAVOLO… MA CON RICORSO

CGIL e UIL hanno finalmente provato l’ebbrezza dell’autosabotaggio istituzionale: prima non firmano il contratto collettivo delle funzioni centrali del pubblico impiego — scelta legittima, certo, ma con effetto collaterale noto — poi si stupiscono se vengono escluse dai tavoli di contrattazione. E corrono dal giudice, invocando giustizia come vecchi amici non invitati a una cena che loro stessi avevano boicottato.

Il paradosso è deliziosamente sindacale: per anni, proprio loro avevano chiesto a gran voce che chi non firmava i contratti venisse escluso dalle trattative successive. Coerenza vorrebbe che, adesso, brindassero alla piena applicazione di quel principio. Ma no: quando la porta in faccia tocca a te, il regolamento diventa improvvisamente “discutibile”.

È come se, dopo aver saltato una riunione di condominio per protesta, ti lamentassi perché nessuno ti ha dato voce per decidere dove mettere i bidoni della differenziata. Solo che qui non si tratta di rifiuti, ma di rappresentanza. E il punto non è chi ha ragione legalmente, ma chi ha il coraggio di ammettere che le regole valgono anche quando ci sfavoriscono.

Il tutto mentre i lavoratori, veri destinatari del contratto, assistono alla scena come spettatori di un dramma pirandelliano: “Sei sigle in cerca d’autore… o di un posto al tavolo”.

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2 Commenti

  1. Se fossi un imprenditore iscritto a Confindustria non farei scegliere il ristorante alla CGIL e alla UIL, bensì, a Voi di CONFINTESA oltre alla CISL e ad una altro sindacato importante.

  2. Quanta maestria nello scrivere i principi sulle sabbie mobili per far sprofondare gli altri, e poi scolpirli nel granito quando tornano utili. Nel vasto regno minerale della coerenza, c’è chi preferisce il marmo per le epigrafi… e la sabbia per le trappole.
    La vera forza non credo stia nel piegarle al proprio vantaggio, ma nel condividerne il peso!

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