CONFINTESA CONTRO LA CGIL: BASTA CON LA RETORICA ALLARMISTA, SERVONO PLURALISMO E RISPETTO PER TUTTI I SINDACATI
La CGIL sta diffondendo in queste ore una narrazione drammatica e distorta della situazione dei diritti sindacali nel nostro Paese. Confintesa prende nettamente le distanze dal comunicato della CGIL e dalla lettura ideologica che questa ha fatto del Global Rights Index 2025, pubblicato dalla Confederazione Sindacale Internazionale (ITUC).
Pur riconoscendo l’importanza di monitorare lo stato dei diritti dei lavoratori, Confintesa contesta fermamente l’uso strumentale di questi dati per attaccare il governo e alimentare un clima di conflitto permanente. Il vero pericolo per la democrazia sindacale, non viene da presunte repressioni autoritarie, ma dal comportamento di chi si presenta come unico portavoce legittimo dei lavoratori, ignorando volutamente il pluralismo sindacale garantito dalla nostra Costituzione.
La CGIL parla di attacchi al sindacato, ma tace su un dato fondamentale: da decenni ostacola il riconoscimento e la piena partecipazione delle sigle autonome e alternative, come Confintesa, ai tavoli di confronto e contrattazione. È questa esclusione sistematica il vero attentato alla democrazia sindacale. Una prassi spesso tollerata, se non incoraggiata, da settori del Ministero del Lavoro, che dovrebbero invece garantire parità di accesso e rispetto del principio pluralistico.
Il rapporto ignora spesso le dinamiche interne di ciascun Paese e può diventare facilmente uno strumento di propaganda, come accade in questo caso. Paradossalmente, proprio il governo oggi criticato ha escluso Confintesa da designazioni rilevanti come quella al CESE (Comitato Economico e Sociale Europeo), a dimostrazione che il vero problema non è la repressione, ma l’opacità dei criteri di scelta per riconoscere la rappresentatività e la continuità di logiche spartitorie.
La CGIL grida alla repressione ogni volta che lo Stato esercita il suo dovere di bilanciare diritti costituzionalmente garantiti, come quello allo sciopero e quello dei cittadini a ricevere servizi pubblici essenziali. Confintesa difende la legittimità della precettazione, se applicata nei limiti previsti dalla legge. Criminalizzare ogni intervento pubblico significa promuovere il caos, non la democrazia.
Anche le critiche al nuovo Decreto Sicurezza appaiono, secondo Confintesa, sproporzionate e politicizzate. Il diritto a manifestare è pienamente tutelato in Italia e nessuno ha limitato la possibilità di esprimere dissenso. Parlare di “deriva autoritaria” è un’espressione che appartiene più al vocabolario della propaganda che a un’analisi giuridico-politica seria. La sicurezza pubblica è un valore democratico quanto il diritto di protesta, e non può essere ignorata in nome di slogan.
Confintesa lancia un appello a tutte le Istituzioni: il vero ostacolo al rinnovamento del sindacalismo italiano non sono le norme di sicurezza o gli strumenti di garanzia pubblica, ma la “persistenza di una rappresentanza monopolistica”, consolidata attraverso meccanismi opachi e spesso non rappresentativi.
Il pluralismo è una ricchezza, non una minaccia. Occorre superare la logica degli “eletti” al tavolo della contrattazione e aprire finalmente a un sistema trasparente, meritocratico, rispettoso della libera scelta dei lavoratori.
Confintesa, infine, non accetta lezioni di democrazia da chi ha costruito negli anni un sistema chiuso e autoreferenziale, e continuerà a battersi per un sindacalismo moderno, inclusivo, realmente rappresentativo e slegato da logiche politiche. L’Italia non ha bisogno di allarmi infondati, ma di serietà, pluralismo e rispetto delle regole.
Questo è il nuovo modello di relazioni industriali che porta avanti Confintesa.