IL RITIRO DELL’EMENDAMENTO SULLA PRESCRIZIONE DEI CREDITI DI LAVORO: UNA SCELTA DI BUON SENSO, MA NON BASTA

Il ritiro dell’emendamento che avrebbe modificato la normativa sulla prescrizione dei crediti da lavoro rappresenta un passo importante nella tutela dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. L’ emendamento, infatti, metteva seriamente in discussione un principio cardine del diritto del lavoro: la certezza giuridica sui crediti retributivi. Se fosse stato approvato, avrebbe comportato un restringimento significativo delle possibilità di rivendicare le somme dovute, comprimendo di fatto il diritto alla retribuzione maturata, in particolare nei confronti dei soggetti più deboli del mercato del lavoro.

Attualmente, la prescrizione dei crediti da lavoro è regolata dall’articolo 2948 del Codice Civile, che prevede un termine quinquennale. Tuttavia, la giurisprudenza ha chiarito che tale termine decorre solo dalla cessazione del rapporto nei casi in cui vi sia un forte squilibrio tra le parti come accade nei rapporti subordinati per evitare che il lavoratore si trovi nella condizione di dover scegliere tra il reclamare il proprio diritto o il rischio di perdere il posto.

L’ emendamento avrebbe stravolto questo equilibrio, anticipando la decorrenza della prescrizione anche in costanza del rapporto di lavoro. Tale modifica, oltre a ledere la certezza giuridica, avrebbe creato le condizioni per un ulteriore arretramento delle tutele, disincentivando il recupero delle retribuzioni non corrisposte nei tempi corretti. In questo senso, il suo ritiro è stato un atto di responsabilità, che ha accolto le preoccupazioni sollevate anche da Confintesa.

Tuttavia, questo episodio porta nuovamente al centro del dibattito un nodo irrisolto: l’inadeguatezza dei salari rispetto al costo della vita. La perdita di potere d’acquisto delle retribuzioni negli ultimi anni è un dato evidente, aggravato da inflazione, precarietà e contratti collettivi bloccati.

Il sistema di tutele del potere di acquisto dei salari deve essere rafforzato, non indebolito. Occorre una legge che protegga non solo la possibilità di rivendicare i crediti maturati, ma che garantisca anche l’adeguamento dei salari all’andamento reale del costo della vita. Il potere d’acquisto non può essere lasciato alla libera contrattazione in un mercato del lavoro segnato da profonde asimmetrie, ma va tutelato come diritto essenziale.

Confintesa esprime la sua soddisfazione per il ritiro dell’ emendamento ma ora serve uno sforzo concreto di tutti gli attori sociali per costruire un sistema che riconosca pienamente la dignità del lavoro, garantendo retribuzioni giuste, tempi certi per il loro pagamento e strumenti efficaci per la loro tutela. Solo così si potrà parlare di vera giustizia sociale

Articoli simili

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.